Dizionario dell’acqua

“C’è una giornalista che vuole avere informazioni sulla crisi idrica che deve affrontare il campo profughi di Dehisha quest’anno”. “Crisi idrica? Qui non abbiamo nessun problema. Abbiamo acqua ogni quindici giorni!”.

Abu Nizar è un signore sulla sessantina, basso di statura, con degli occhialini tondi e la faccia simpatica. Ci accoglie in una casa ventilata situata nella parte più nuova del campo. La moglie sorridente gli siede accanto. “Negli anni passati non avevamo acqua anche per quaranta giorni di fila. Quest’anno al massimo per due settimane”. Si vede che ad Abu Nizar piace chiacchierare e stare in compagnia. Scherza, ride con una vivacità che mette allegria. “Sono stato in Europa per la prima volta il mese scorso. Ero in Francia. Ho aperto la doccia, c’era un getto incredibile. Non mi ero mai lavato così bene. Qui l’acqua è sempre debole, arriva circa due volte al mese, e quando c’è è un giorno di gioia per noi. Stiamo tutti sul balcone, assieme ai bambini e ci rinfreschiamo, facciamo le lavatrici, laviamo la casa, riempiamo i tank sul tetto. Ormai ci siamo abituati a vivere così. Anche se siamo in cinque in famiglia dico a mia moglie di fare la lavatrice solo se strettamente necessario. Mio figlio a volte fa la doccia in ufficio perchè altrimenti l’acqua dei tank non ci basta. Molte famiglie qui usano i piatti di plastica perchè non hanno l’acqua per lavare i piatti. E questo è il risultato di un volere politico. In Israele l’acqua c’è 24 ore su 24. Le tubature che portano alle colonie sono grosse e la pressione è alta. A noi invece arrivano solo gocce, quando Israele desidera. Mio figlio ha inventato il dizionario dell’acqua, 20 termini che usiamo per l’acqua. ‘E’ arrivata’, ‘ce l’hanno tolta’, ‘l’ho collegata’, etc Non la nominiamo nemmeno più. Ormai è il principale argomento di conversazione, in ogni momento della giornata, non serve nemmeno più nominarla. E’ sotto inteso che parliamo di lei.

 

 

 

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